Una Stagione All'inferno I sassi, la carne e noi; i denti masticano vita e il flauto inganna la pace che si vergogna di noi cannibali di anime. Saliva che annaffia il senso e sesso ruffiano di natura che richiede carne sacrificale. Il male non arriva da destra o dagli altri, è rituale, è nota tenuta a mente dalle puttane indegne. Sta tra la pelle e l'osso, dentro di me nascosto, nel danno e nel bisogno, nella scadenza ingiusta di ogni corpo. Forse l'inferno è questo è qui la pena dei dannati. Di questo errato mondo angeli siamo incatenati nel disonore e pianto. Stagione all'inferno e in me sorelle avrò vergini ombre. Sordi tamburi che fuori di me chiamano guerre. Fiori, gioielli e sangue, reliquie di sante in cattedrali, dove risuona a ruota il riso dell'idiota. E dalle stelle al fondo, dentro il più bel ricordo, nel cuore del rimorso, sta l'illusione ingiusta di ogni sogno