Giorgio Gaber

La mani

Giorgio Gaber


Un incontro civile fra gente educata 
che si alza in piedi e che si saluta 
un incontro un po' anonimo reso più umano 
da una cordiale stretta di mano. 

Una mano appuntita, una mano un po' tozza 
una mano indifesa che fa tenerezza 
una stretta di mano virile e fascista 
che vuol dire: non sono un pederasta! 

Una mano un po' timida, poco convinta 
tu parti deciso e lei ti fa la finta 
una mano furbetta da pubblicitario 
una mano pulita da commissario. 

Una mano a spatola che scatta nervosa 
un'altra suadente, un po' troppo affettuosa 
una mano imprecisa, una squallida mano 
da socialdemocratico, da repubblicano. 

Una mano da artista, tortuosa e impotente 
una mano da orso, pelosa e ignorante 
una mano commossa di chi ha tanti guai 
una mano da piovra che non ti lascia mai 

un carosello inutile, grottesco e giocondo 
in questa palla gigante che poi è il mondo! 

Un mondo di assurdi esseri umani 
un gioco abilissimo, un intreccio di mani 
ci comunichiamo così spudorati 
quando ci siamo affezionati. 

Mani educate di anziani signori 
mani abilissime di gente d'affari 
mani che ti lisciano con troppa simpatia 
con un tocco morboso che sa di sacrestia 

un festival viscido e nauseabondo 
in questa grande famiglia che poi è il mondo! 

Mani di amici, di dottori, di insegnanti 
mani di attori, di divi, di cantanti 
mani di ministri che chiedono la fiducia 
mani sottili manovrate con ferocia. 

Mani bianchissime, schifose da toccare 
mani inanellate di papi da baciare 
mani scivolose di esseri umani 
mani dappertutto, tantissime mani 

le guardo, mi sommergo, annego e sprofondo 
in questo lago di merda che poi è il mondo!