Giancarlo Spadaccini

La Nostra Storia

Giancarlo Spadaccini


Ricerco contatti nelle cose che tocco 
rammento racconti dallo stile barocco 
e lui che mi parla sulla sedia di paglia 
e mentre racconta il suo viso mi abbaglia 
fantastiche storie di guerre mondiali 
peccati mortali e peccati veniali 

maestro di vita chiamato a stimare 
ma stime di terre di olivi e di mare 
che quando scriveva sapeva che dire 
che quando parlava capiva che fare 
di animo nobile proteso al futuro 
instancabili membra sguardo sicuro 

a diciott'anni in America dovette emigrare 
e lo fece come tutti andando per mare 
poi quando New York intravide dal ponte 
discese la scala come un pastore dal monte 
il tempo che serve a chi va a transumare 
pochissimi anni si fermò a lavorare 

Sui cavalli a vapore lui salì per tornare in quel golfo dorato dell'Adriatico mare 
lo decise nei giorni di quel lungo suo viaggio si sarebbe sposato nel mese di maggio 
e dal quel matrimonio cinque figli per prole: "Farò quel che Dio comanda e che vuole" (2) 

e mentre in Italia scoppiava il benessere 
e le contadine erano tutte commesse 
dal grano e dagli alberi ebbe sostentamento 
lavorando per sette in ogni momento 
e attese quei prosperi lustri passare 
sotto il noce dell'orto intento a pensare 

qui inizia il ricordo di quel nobile anziano 
poche cose conosco e di questo parliamo 
un gigante di scorza dura e maestosa 
dal piglio sincero che amava ogni cosa 
io ero bambino quando lui se ne andò 
in una cassa lucente la sua mole posò 

Uscì dalla porta per lui apposta creata nella bara di noce di misura esagerata 
io però restai a casa perché ero bambino piangendo pensavo a quello strano destino 
"Nei prossimi anni di vita terrena non vedrò quella faccia tranquilla e serena" (2) 

ma so quel che dico e conosco assai bene 
sento rosso quel sangue dentro alle mie vene 
calmo con il suo capo annuisce alla strada 
che percorro ogni giorno con la mia spada 
mi saluta mi guarda e da lì sopra mi dice 
"Ogni ora ogni attimo sappi essere felice" (2)