Piano americano e sfioro il tavolo con una mano. Pomeriggio strano, e un desiderio che è fuggito lontano. Polvere, gran confusione, un grigio salone, in quale direzione io caccerò la polvere dai miei pensieri? E quanti misteri coi pochi poteri che la mia condizione mi dà. Aria un po' viziata, quella finestra andrebbe spalancata. Tela rovinata, e la cornice tutta consumata. Polvere, troppi ricordi, è meglio esser sordi e forse è già tardi per togliere la polvere dagli ingranaggi, dai volti dei saggi coi pochi vantaggi che la mia condizione mi dà. Non mi cercare, ché non mi riconoscerai