Esiste un tempo per tutte le cose, esiste un tempo per meravigliarsi di tutto. Un tempo per vivere tutte le emozioni, tutti i pensieri, tutti quei gesti che mi hanno rattristati come se avessi voluto viverli e non ci riuscissi. Non riuscire a sentire, ad essere umano...a convivere da dentro l'anima triste con gli uomini miei fratelli sulla terra. Non riuscire ad essere utile nemmeno sentendo. Non riuscire ad essere pratico, quotidiano, nitido. Ad avere un posto nella vita, un destino tra gli uomini, un'opera, una forza... ...una volontà, un orticello, una ragione per riposare, una necessità per distrarmi...Non riuscire ad avere una cosa...una sola cosa venuta direttamente dalla natura per me. Ah, poter sentire tutto in tutte le maniere, vivere tutto da tutte le parti, essere la stessa cosa in tutti i modi possibili allo stesso tempo. realizzare in se tutta l'umanità di tutti i momento in un solo momento diffuso, profuso, completo e distante. Mi sono moltiplicato per sentirmi, per sentire ho dovuto sentire tutto, sono straripato, non ho fatto altro che traboccarmi. Mi sono spogliato, mi sono dato, e in ogni angolo della mia anima, io, ho messo un altare ad un Dio differente... "io che sono più fratello di un albero che di un operaio, "io, che sento più il dolore presunto del mare quando batte sulla spiaggia che il dolore reale dei bambini che sono battuti..." "io, infine, letteralmente io, e io anche metaforicamente; io, inviato dal Caso alle leggi irreprensibili della vita..." "Io, questo degenerato superiore senza archivi nell'anima, senza personalità con valore dichiarato..." "io, l'investigatore solenne delle cose futili, che sarei capace di andare a vivere in Siberia solo perché non ne sopporto l'idea..." "Io, che tante volte mi sento così reale come una metafora, come una frase scritta da un malato nel libro della ragazza incontrata sul terrazzo, o una partita a scacchi sul ponte di un transatlantico..." "Io, il paesaggio sullo sfondo..."io, una lettera nascosta, io, consapevole del cielo poiché ci sono giorni in cui non lo guardo ma solamente lo sento; io, esisto senza che io lo sappia e morirò senza che io lo voglia; io, l'intervallo tra ciò che sono e ciò che non sono, tra quanto sogno di essere e quanto la vita mi ha fatto essere...la media astratta e carnale tra cose che non sono niente, più il niente di me stesso...io, che inquietudine se sento, che disagio se penso, che inutilità se voglio...Io, varco interrotto di un impulso invisibile... io, temporalesco e silenzioso; io, lontano dal rumore della terra... lontano dal silenzio del cielo...