Roberto Vecchioni

Celia De La Cerna

Roberto Vecchioni


Non scrivi più, e non ti sento più, 
so quel che fai e ho un po' paura, sai. 
Son senza sole le strade di Rosario, 
fa male al cuore
avere un figlio straordinario: 
a saperti là sono orgogliosa e sola, 
ma dimenticarti... è una parola... 

Bambino mio, chicco di sale, 
sei sempre stato un po' speciale, 
col tuo pallone, nero di lividi e di botte, 
e quella tosse, amore, 
che non passava mai la notte; 
e scamiciato, 
davanti al fiume ore e ore, 
chiudendo gli occhi, 
appeso al cuore. 

O madre, madre, 
che infinito, immenso cielo
sarebbe il mondo se assomigliasse a te! 
Uomini e sogni come le tue parole, 
la terra e il grano come i capelli tuoi. 

Tu sei il mio canto, 
la mia memoria, 
non c'è nient'altro
nella mia storia, 
a volte sai, mi sembra di sentire
la "poderosa" accesa nel cortile: 
e guardo fuori: "Fuser, Fuser è ritornato!", 
e guardo fuori e c'è solo il prato. 

O madre, madre
se sapessi che dolore! 
Non è quel mondo che mi cantavi tu: 
tu guarda fuori, 
tu guarda fuori sempre, 
e spera sempre
di non vedermi mai; 
sarò quel figlio
che ami veramente, 
soltanto e solo
finchè non mi vedrai.