Roberto Vecchioni

Alessandro e il mare

Roberto Vecchioni


Il tramonto era pieno di soldati ubriachi di futuro
fra i dadi le bestemmie e il sogno di un letto più sicuro; 
ma quando lui usciva dalla tenda non osavano nemmeno guardare: 
sapevano che c'era la sua ombra sola davanti al mare. 

Poi l'alba era tutta un fumo di cavalli, 
gridi e risate nuove; 
dove si va, passato il Gange, 
Generale, parla, dicci solo dove: 
e lui usciva dalla tenda
bello come la mattina il sole: 
come in una lontana leggenda, 
perduta chissà dove... 

E tornava bambino, 
e tornava bambino, 
quando stava da solo a giocare nei viali
di un immenso giardino; 
la fontana coi pesci
dai riflessi d'argento, 
che poteva soltanto guardarla, 
mai buttarcisi dentro. 

Non un capello fuori posto
mentre entrava a cavallo nel mare, 
e il cuore, il cuore gli batteva addosso
come a una donna che si va a sposare; 
e tutti lo seguirono cantando
senza nemmeno sospettare, 
e gli andarono dietro contenti
di dover annegare. 

E tornava bambino, 
e tornava bambino, 
quando stava da solo a giocare nei viali
di un immenso giardino; 
la fontana coi pesci
dai riflessi d'argento, 
che poteva soltanto guardarla, 
mai buttarcisi dentro. 

E mentre si voltava indietro
non aveva niente da vedere; 
e mentre si guardava avanti
niente da voler sapere; 
ma il tempo di tutta una vita
non valeva quel solo momento: 
Alessandro, così grande fuori, così piccolo dentro