Giorgio Gaber

E tu non ridere

Giorgio Gaber


Se il vero è questo nostro tempo da dimenticare 
a volte viene in mente che è meglio vivere d'amore. 
Avevo un gran timore di non capir più niente del sentimento umano 
ma dopo poche ore avevo lei per mano. 
Era di primavera, non mi ricordo il mese e neanche l'anno 
vidi la gioia fermarsi e farmi un cenno. 

Inadeguatamente mi abbandono a questa dolce sconosciuta 
l'unica degna di ossessionare la mia vita. 
Poi tolgo il cuore dal suo corpo tenue di fanciulla 
ma per giocare come un bambino con la palla. 

E tu non ridere mio dolce amico 
non dare ascolto alle mie stupide emozioni 
e tu non ridere che in fondo il mondo 
è questo assalto di dolci confusioni. 

Così stupita guardava il cielo, il bello, i criminali 
ma senza impegno, come fanno le piante e gli animali. 
Era persino troppo emozionante per chi allena il suo cuore 
coi bei concerti, i discorsi importanti e le letture. 
Si camminava casti per la strada o in riva al mare 
come due innamorati della Cina Popolare. 

E tu non ridere mio dolce amico 
non dare ascolto alle mie stupide emozioni 
e tu non ridere che in fondo il mondo 
è quest'assalto di dolci confusioni. 

In una notte calda, piena di abbandono e di tremore 
come si suole fare, abbiamo fatto l'amore. 
Poi tutt'a un tratto ho visto nei suoi occhi un velo di malinconia 
e stranamente, senza dire niente, se n'è andata via. 
La luce mia si è spenta e piano piano mi sto spegnendo anch'io 
ora è silenzio, nirvana, pace e notte... oblio. 

E tu non ridere mio dolce amico 
non ti stupire di questa storia mai esistita 
si può anche vivere senza capire 
se il vero è il sogno o il resto della vita.