(Morte di Ranerò) Rane rane, rane che Ranerò. - Crederò le mie lacrime come la pioggia che è madre del fiume che piange la piena e la luna che è un buco nel cielo bugiardo, lo so! Se non fosse che il chiaro di cielo è coperto di nuvole come da un velo la morte sarebbe lontana da me, rane rane -. Ti chiedi forse come una rana possa affogare in una pozza di pioggia?! - Se sei bravo provaci tu! - Se sei modesto come le rane provaci a fartelo tu questo bagno di notte! Calmo è il vento della sera, solo un lume alla finestra. Scende il buio della notte. Senti piano il suo respiro. Pioggia che c'è stata ieri. Torna presto temporale! - Figlio della sua tempesta gracidava questa notte -. Penne bianche di civetta, occhi chiari per vedere, sentimenti lenti per chi non ti sa capire bene. Una luna ti guardava, cielo che si sa assassino, notte dalle mille spire, - C'era una rana che affogava -. Rane saltano impazzite, solo un forte gracidare, gira il corpo che galleggia giostra pazza che rallenta, saracino che si ferma un fantoccio che non muore. - Rare rane re né paggio, guarda dritto nel tuo cuore -. Con il ventre gonfio in alto e con gli occhi dritti al cielo; guarda bene che teatro, sembra finto invece è vero e la rana, muta d'acqua, tacque il suo respiro.