Era per imbarcarmi che, a questo porto ero venuto conoscitore di caffé, soltanto, e a tutto il resto sconosciuto. Ma il primo giorno forse fu la troppa nebbia a spaventarmi o il fiato della gioventù, ancora caldo che non smetteva di tentarmi. Poi cominciai a contare i mesi in faccia a molti marinai ma l'amicizia ci curava quanto una maledetta birra perché loro andavano per mare io non partivo mai. E fu per arrangiarmi che divenni un giorno capitano ma solamente di un caffé sul porto vicino al mare ma lontano. Ci studiavamo diffidenti io, vecchio straniero senza nave lui le sue onde intransigenti di fronte a me come in un rebus senza chiave. Ma nelle notti di tempesta che andavo incontro ad ubriacarlo pieno di wisky e giuramenti e di richieste di pazienza finché lui non perdono più la mia falsa partenza. Ed una notte mi sembrò che mi chiamasse col mio nome dicendo: "ti concederò la pace ma ad una giusta condizione" e così mi convinse ad andargli sempre più vicino poi dentro fino alla metà del corpo e poi più in là fino al mattino. La mia condanna è di vagare lungo le coste d'Inghilterra senza trovare mai riposo in un paradiso marinaio perché ho preso il mare, si, ma camminando sulla terra.